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No alla deriva

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14 marzo 2016

Il Centro Destra al bivio tra passato e futuro



Non so come finirà la questione del candidato sindaco a Roma e Bologna.
Mi auguro che a Roma decidano di far correre Giorgia Meloni (che a giugno avrà già partorito) e a Bologna Lucia Borgonzoni (anche se, come ho spesso ripetuto, Bignami mi pare politicamente più consistente, purtroppo finchè resterà in Forza Italia è espressione di un partito non più affidabile).
Ma a prescindere dalle scelte, unitarie o di rottura, buone o meno buone che siano (comunque migliori della scelta migliore della sinistra ...) le fibrillazioni del Centro Destra attestano la necessità di un profondo rinnovamento che sia proiettato al futuro, onorando il passato.
Il passato è Berlusconi che ha sdoganato la Destra in Italia, ha governato meno di quanto avremmo sperato (nove anni su ormai ventitré dalla sua discesa in campo), ha fatto sedere l'Italia al primo tavolo tra le potenze mondiali venendone cacciato da un complotto internazionale, con complicità interne, finalizzato a restituire alla nostra Patria quella sudditanza tipica di chi non ha nel proprio dna i Valori del Nazionalismo, ma solo le utopie perverse dell'internazionalismo.
E se ci saremmo tutti aspettati di più dai nostri governi, con Berlusconi non si è mai posto il problema di concedere lo ius soli ai clandestini nè di andarli a recuperare in mare con la nostra Marina MIlitare, non si è mai posto il problema di una legge che legittimasse l'omosessualità, ma, al contrario, la clandestinità divenne reato, le tasse furono realmente ridotte, droga e fecondazione assistita furono regolate da leggi precise, la legittima difesa fu ampliata.
Ma Berlusconi, nell'anno in cui compirà gli ottanta anni, è il passato, un passato in cui tanti suoi beneficiati hanno dimostrato di non essere adeguati al ruolo, di essere totalmente infidi: dal famoso avvocato Dotti all'ex presidente del senato Scognamiglio nel 1994, per arrivare, passando dai Follini, Casini, Fini, agli attuali Alfano, Biondi, Fitto e Verdini.
Il futuro non sarà, per ragioni anagrafiche, Berlusconi, ma si può chiamare Salvini e Meloni.
Meglio se con il consenso e l'adesione della parte migliore di Forza Italia (penso alla Santanchè, ad esempio) e lasciando alla deriva quella irretita dalle sirene libertarie (Carfagna, Prestigiacomo, Bergamini).
La scelta per Roma (e, in misura molto minore, per Bologna, posto che altrove i tasselli sono già sistemati) ci dirà se il Giano bifronte del Centro Destra avrà già aperto gli occhi sul futuro, o se assisteremo al last hurrah del passato.


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