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01 settembre 2015

Il falso problema delle primarie



La fine dell'egemonia di Forza Italia nel Centro Destra, segna anche l'apertura su chi dovrebbe guidare alle prossime elezioni la riscossa degli Italiani veri contro gli internazionalisti, immigrazionisti di Renzi e compagni.
E' un gran vociare sulle primarie anche in sede locale.
Berlusconi è contrario perchè le ritiene sin troppo manipolabili.
Ma all'interno del suo partito Toti è decisamente favorevole.
Nella Lega Salvini è favorevole, salvo accordi preventivi con Forza Italia.
La posizione più equilibrata mi sembra quella di La Russa, di Fratelli d'Italia, che dice sì alle primarie purchè siano regolate da una legge dello stato che ne garantisca l'autenticità.
E come ?
La Russa non lo dice.
Per me l'autenticità può essere raggiunta solo con due modi:
1) far votare solo gli iscritti ai partiti con una anzianità di almeno sei mesi e, per l'elettorato passivo, con una anzianità di almeno un anno;
2) In alternativa far votare anche chi si dichiara appartenente a quel partito, ma imponendogli un versamento significativo di cinquecento euro e, per elettorato passivo, di cinquemila euro.
Sfruttando queste due leve si dovrebbe salvaguardare l'autenticità del voto espresso da chi quel partito sostiene da tempo oppure da chi si presta ad un sacrificio economico, per cui difficilmente si potrebbero verificare le gite al voto pagate da qualcuno interessato ad alterare a suo favore l'esito delle votazioni.
Ma, ancora meglio, sarebbe rinunciare alla primarie che sono un sistema utile, ma per chi ha una storia ed una cultura politica differente dalla nostra.
Differente, non superiore o migliore, sia ben inteso.
Se il Centro Destra, ad esempio, dovesse decidere di chiamarci alle primarie per scegliere il candidato sindaco di Bologna, la mia prima reazione sarebbe: no, non mi presto ad andare a votare assieme a possibili infiltrati.
Poi penserei che farei come Tafazzi e che, non andando a votare, darei più spazio a quegli infiltrati e, quindi, mi presterei ad un gioco che, pure, non condivido.
Il problema successivo sarebbe: chi votare.
Si parla di un civico, ma per me, chiunque egli sia, è una scelta impossibile.
Un civico non è nè carne , nè pesce, spesso è un soggetto sin troppo vicino alla curia ed ai "saloti buoni" della città, quindi ha, come aveva Guazzaloca, un passato di collusione con i comunisti, come tutti coloro che a Bologna hanno operato in qualsiasi settore, ad alti livelli.
Sui giornali si leggono due nomi di partito: Galeazzo Bignami, consigliere regionale di Forza Italia e Lucia Borgonzoni, consigliere comunale della Lega.
Bignami lo conosco molto superficialmente (conoscevo più il padre, Marcello, colonna portante dell'MSI bolognese) però lo ritengo il miglior candidato possibile.
Non capisco però il suo restare in Forza Italia, quando tutto, nella sua storia e, credo, nel suo retroterra culturale ed elettorale, direbbe che la sua casa è in Fratelli d'Italia.
Ebbene le primarie mi creerebbero un problema perchè, pur considerando Bignami il miglior candidato possibile per il Centro Destra, la sua appartenenza a Forza Italia non mi ispira fiducia, perchè vedo quel partito molto, troppo ambiguo su temi importanti quali l'immigrazione, l'omosessualità e il rapporto con Renzi e il suo governo.
Quindi, pur non conoscendola affatto, credo che andrei a votare per la Borgonzoni, come voto di sostegno alla Lega la cui linea politica mi ispira più fiducia perchè coerente e decisa.
Insomma, non sceglierei l'Uomo, bensì il Partito, l'appartenenza.
Sarebbe per me motivo di grande soddisfazione se, nel quadro di un accordo nazionale, Bignami fosse designato quale candidato sindaco dai partiti di Centro Destra: Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia.
Ovviamente non considero gli alfaniani ormai proni a Renzi.
Personalmente, quindi, tornerei alle scelte nei partiti tra gli esponenti dei partiti, con quei sani congressi, rumorosi e accesi come erano una volta e agli accordi successivi di coalizione, in cui chi veniva eletto a dirigere un partito nei congressi con il voto degli iscritti, stringeva patti e accordi, naturalmente accontentando tutti in proporzione alla loro forza elettorale.



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