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05 maggio 2015

Fatta la legge trovato l'inganno



Il tronfio signorotto fiorentino ha fatto passare la sua legge grazie alla pusillanimità dei suoi oppositori interni e ai caudatari centristi.
L'ha venduta come una scelta per il bipartitismo, perchè un partito possa vincere con certezza e governare.
Ma non è così.
Non è così per due motivi.
Il primo è l'ancestrale problema imposto dalla "costituzione nata dalla resistenza antifascista bla ... bla ... bla .... la più bella del mondo ... bla ... bla ... bla ...." che all'articolo 67, escludendo il vincolo di mandato per il parlamentare, ne legittima il tradimento.
Quindi se anche Renzi potesse vincere 340 deputati, nulla esclude che in corso di legislatura 40 o 50 o più se ne escano fondando un nuovo partito come, in passato, fecero Saragat, Tanassi, il psiup, i demonazionali, Fini, Alfano (e probabilmente altri).
Ma, soprattutto, la legge non parla di "partito", bensì di "liste".
E nulla esclude (anzi sarà probabile) che per raggiungere il fatidico quorum del 40% al primo tentativo, si formino liste comuni a più partiti, suddividendosi i capilista che sono bloccati ed eletti di sicuro, ricreando quindi l'ingovernabilità potenziale e non risolvendo i problemi del quadro politico.
Fu così anche con il "mattarellum" quando, dovendo scegliere un candidato unico per i collegi uninominali, i vari partiti alleati si spartirono i collegi stessi.
Insomma tutte balle quelle raccontate circa la svolta epocale della riforma elettorale.
E non sono le uniche balle che il putto fiorentino cerca di propinare ai più boccaloni tra gli Italiani.

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