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26 marzo 2015

La scuola secondo Poletti



Il perito agrario Giuliano Poletti, ministro per il lavoro e per lungo tempo presidente delle cooperative rosse, dice la sua sulla scuola.
Sono circa cento anni che gli studenti fanno tre mesi (quasi quattro ai miei tempi) di vacanza.
A me non sembra che siamo usciti male.
Forse oggi escono più ignoranti, ma non è colpa loro, bensì della devastazione operata dalla scuola di massa, dallo stravolgimento della scuola vera, quella gentiliana, che aveva nella rigorosa e rigida divisione tra classico, scientifico e tecnici, un avviamento alla vita, anche lavorativa.
Poletti, dimostrando scarsa conoscenza di quanta fatica voglia dire studiare, vorrebbe imporre un solo mese di vacanza e spedire i ragazzi al lavoro per i restanti due.
Una mentalità da vero comunista, che non sa il significato della parola "Libertà".
Un modo per irregimentare la gioventù italiana, già sin troppo inquadrata da quegli strumenti infernali che sono offerti da internet.
Ma anche un comodo sistema per istigare i peggiori sentimenti di chi ha sempre visto lo studente come una sorta di privilegiato non avendo, nei suoi anni giovanili, potuto o voluto studiare.
Meglio che Poletti torni ad occuparsi delle cene per la raccolta di fondi al suo partito, è sicuramente più nel suo ambiente.


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1 commento:

Nessie ha detto...

Pazzesco! Siamo alla sovietizzazione della scuola con annesse brandine per dormirvi. Sono riusciti a trasformare i docenti in burocrati eternamente connessi col registro elettronico e ora faranno altrettanto con gli studenti. Zaini troppo pieni, cervelli vuoti. Sì, Poletti torni alle sue cene di fondi illeciti, su cui ancora non si indaga.