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16 febbraio 2015

Lotito ha ragione



Il tono è da bullo di periferia (lo stizzoso principino toscano ha evidentemente fatto scuola).
Le argomentazioni mal poste (ma era solo una telefonata privata, mica un conferenza pubblica).
Il merito, corretto.
Sembra che i tanto vituperati Tavecchio e Lotito abbiano perfettamente compreso cosa ci voglia al calcio italiano per risalire la china.
Meno stranieri (il famoso Optì Pobbà che ha fatto gridare al razzismo gli abatini di sinistra) e più competizione che susciti interesse nel maggior numero possibile della popolazione (la serie A a squadre con un bacino significativo di utenza che, ugualmente, ha provocato le convulsioni a sinistra, sempre al grido di razzismo).
Ma Lotito ha ragione, come aveva ragione Tavecchio.
E' da molti anni che sostengo l'idea di un campionato senza retrocessioni, giocato tra squadre rappresentative, titolate, che muovano vaste aree di tifosi, che siano in grado di giocare e richiamare allo stadio migliaia di persone e che, in ultima analisi, con tale sistema potrebbero da un lato favorire i calciatori italiani, dall'altro concorrere in numero maggiore alla vittoria finale.
Sì, perchè se squadre di tradizione, anche amministrate bene (mi viene in mente l'Udinese) sono costrette a vendere a fine stagione i loro campioni e altre (mi viene in mente il mio Bologna) a comprare campioni stagionati (e possono arrivare i Baggio e i Signori che hanno ancora voglia di giocare, ma possono arrivare anche altri ormai scarichi) affidandosi all'esperienza per evitare, prima di tutto, la retrocessione (e non sempre riuscendoci), allora Inter, Juventus, Milan, detteranno sempre legge.
Proviamo invece ad immaginare un campionato dove in piazze di rilievo, come Bologna, Firenze, Genova ... , si potesse programmare senza l'assillo della retrocessione.
Il vivaio avrebbe una cura particolare, i tifosi comunque seguirebbero la squadra perchè saprebbero che la prospettiva è quella di costruirne una per vincere e una società competente ed economicamente sana potrebbe programmare per vincere, non solo arrabattarsi per restare in serie A o, al massimo, quando va grassa, arrivare in "europa".
Naturalmente escludendo i casi del Paperone che voglia, finchè non si stanca del giocattolo, spendere e spandere, come già adesso può accadere.
Allora diciamolo francamente che Lotito ha ragione quando teme una serie A composta da Carpi, Chievo, Frosinone, Sassuolo.
E, poi, un'ultima annotazione.
Tutti a picchiare sul povero Lotito.
Nessuno a ricordare la figura veramente riprovevole, in tutto questo, di chi registra segretamente una telefonata privata, per poi renderla di pubblico dominio, probabilmente per interessi non indagati.
Le intercettazioni hanno evidentemente fatto scuola e tutti si sentono in diritto di violare l'intimità di un colloquio privato.
E sarebbe questa persona quella che dovrebbe, in realtà, essere biasimata e condannata.

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