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22 dicembre 2014

La modernità di Giorgio Almirante



La lettura di una recentissima biografia di Giorgio Almirante nel centenario della nascita , mi ha indotto a rileggere quella che, nel titolo, risulterebbe l'autobiografia del Leader dell'MSI ma che lui stesso definisce una storia di quanti, come lui, vissero una parte importante della nostra Storia Patria.
"Autobiografia di un fucilatore" fu un libro scritto da Almirante (che, ricordo, fu un giornalista di professione) uscito per le Edizioni de Il Borghese nel 1973.
Era il pieno delle polemiche e delle aggressioni contro i ragazzi di Destra.
L'MSI aveva appena ottenuto un buon successo elettorale nelle politiche del 1972 e i suoi voti facevano gola più alla DC che al PCI il quale, dal canto suo, aveva interesse a renderli non spendibili.
Come abbiamo visto venti anni dopo quel 5-6% che votava MSI divenne infatti determinate per impedire la deriva marxista dell'Italia, consentendo a Berlusconi di vincere le politiche del 1994 e sbaragliare la "gioiosa macchina da guerra" del PCI/PDS (in seguito anche DS/PD) di Achille Ochetto.
Che quei voti fossero però ambiti già da allora, lo dimostrarono quelli di Democrazia Nazionale che, uscendo dal partito nel 1977 come fece Fini nel 2010, furono annientati alle elezioni del 1979 come accadde ai finioti nel 2013.
Ed uno dei loro esponenti, se non ricordo male, finì in quota andreottiana nel consiglio di amministrazione della Rai.
Ma nel 1973 nessuno contestava ad Almirante "da sinistra" la legittimità della sua guida dell'MSI.
Lui era la guida indiscussa e indiscutibile.
Proprio per questo divenne il bersaglio dei tentativi dei partiti del ricostituito arco costituzionale, per mettere fuori legge l'MSI e processare, per reati di opinione, il suo Segretario.
Tentativi falliti.
L'autobiografia fu quindi scritta da Almirante come risposta, spesso tagliente ed ironica, in altre parti commossa ma mai nostalgica e in altre ancora preveggente, tollerante e pacificazionista  (forse oggi non avrebbe più alcun anelito alla pacificazione con i comunisti che hanno perso il pelo, ma sono sempre uguali).
Sempre comunque da Italiano e per l'Italia.
Perchè tutto il libro ha una chiave di lettura, un filo conduttore, che è l'Amor Patrio, un sentimento oggi ampiamente trascurato (basti pensare a quanti vorrebbero annullare e nascondere le nostre radici per fare spazio a soggetti che nulla hanno a che spartire con noi e la nostra terra) ma che rappresenta l'humus nel quale solo possono trovare forza e successo le speranze di rimettere in carreggiata l'Italia.
L'autobiografia di Almirante è un libro attuale e che consiglio di cercare e di leggere o rileggere (non so, ma non credo, se vi siano altre edizioni dopo quella del 1973) perchè vi si trovano, sì, episodi e considerazioni "datate", ma soprattutto vi si ritrova la storia di un Uomo, che è la storia di tanti Uomini, che non hanno, per opportunismo, cambiato bandiera o camicia.
Un libro che, probabilmente, Fini avrà anche letto ma non capito e che Alfano non avrebbe capito neppure se lo avesse letto.
Un libro nel quale Almirante aveva già denunciato come i comunisti, come una metastasi, stessero infettando il corpo dello stato ed è significativo che nel 1973 scrivesse "... ma Togliatti aveva un disegno politico, nel momento in cui chiedeva di fare il Guardasigilli e dava inizio a quella sottile opera di penetrazione comunista nella Magistratura, i cui risultati hanno cominciato a venire a galla da non molto.".
E questo ventuno anni prima della discesa in campo di Berlusconi.
Ed è un insegnamento che ha, soprattutto oggi, un valore superiore a qualsiasi teoria economica, riforma istituzionale od elettorale.
E' un insegnamento, un esempio di vita che ci dice come i Napolitano, gli Obama, i Bergoglio, i Renzi, le Boldrini (tanto per citare chi, in questo momento, incarna quanto di più lontano ci sia dai miei Valori e dal mio Ideale di Civiltà e Società) per quanto possano ricevere onori e apologie giornalistiche, non potranno mai cancellare, come non è stata cancellata in passato, la essenza di una Nazione, che si tramanda di generazione in generazione, fedelmente custodita, anche da pochi che ne sappiano rappresentare lo spirito senza cedimenti alla convenienza e alle mode.
Ho scritto che il libro è attuale e da leggere, particolarmente da parte delle giovani generazioni, per il motivo stesso contenuto nel "commiato" dedicato a noi, che eravamo i giovani (di ogni parte politica) del 1973 cui si rivolgeva Almirante "Vorrei che questo libro andasse tra i giovani, perchè  nel nome di tutta una generazione di anziani l'ho scritto per loro ... questo libro vuole pacatamente ragionare con voi di propositi e di speranze...".
Per concludersi con un appello "Accogliete dunque, giovani, questo mio commiato come un ideale passaggio di consegne; e se volete un motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate: Vivi come se tu dovessi morire subito; pensa come se tu non dovessi morire mai.".



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