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No alla deriva

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01 ottobre 2014

La fiera delle vanità



In principio fu Ciampi.
Il primo "chiamato" senza passare dal voto popolare a guidare un governo, commissariando la politica, premiato per aver disperso 40mila miliardi di riserve valutarie nell'improbabile difesa della permanenza della lira nello sme e per aver consentito ad Amato di infilarsi, nottetempo, nei nostri conti correnti.
Per ricompensarlo della devozione ai poteri che nulla hanno a che spartire con l'interesse nazionale, fu promosso al Quirinale, dopo un breve ma disastroso intermezzo come ministro dell'economia del primo governo Prodi, quello che sottoscrisse l'ingresso nell'euro, 
Non passa un anno ed ecco che si presenta Lamberto Dini.
Era il ministro dell'economia di Berlusconi ma non ebbe alcun ritegno a passare armi e bagagli al nemico in cambio della presidenza del consiglio, dalla quale potè organizzare un partito che ottenne il 4% alle elezioni del 1996 e fu fedele sostenitore della sinistra, fino a quando cambiò di nuovo tornando, figliol prodigo, dal Cav.
Sembrava che la politica avesse ripreso il controllo, ma ecco che Berlusconi disturba troppo i manovratori di Bruxelles che, con la complicità degli oppositori interni del Cav, ordiscono un pronunciamento che porta Mario Monti al soglio di Palazzo Chigi.
Sembrava destinato ad essere il salvatore della Patria, ma una cosa è pontificare dalla poltrona e davanti ad uno schermo scrivendo articoli per il Corriere, altro è fare.
Monti a mala pena, nonostante le truppe di Casini, Fini e Mauro, raggiunge il 10% e poi scompare.
Letta giovane e Renzi sono tappabuchi, ma pur sempre provenienti dalla politica.
Ma si stanno già scaldando altri "chiamati" senza voto.
E per uno (Montezemolo) che sembra ritirarsi avendo avuto almeno l'intelligenza di non presentarsi alle elezioni, evitando un umiliante bagno di voti ed ora è incerto tra il treno e l'aereo, ma comunque grazie all'automobile ha un bel pacchetto di milioni da godersi, ve ne sono altri tre che ambiscono a diventare i nuovi Berlusconi, i nuovi "chiamati" per restituire smalto all'Italia.
Il trio meraviglia è formato da Corrado Passera, che il passo l'ha già fatto e, almeno, ci sta mettendo la faccia e i soldi.
Il secondo è Diego della Valle di cui si dice frigga dalla voglia di "scendere in campo", cercando di replicare il percorso del Cav, anche se la sua Fiorentina non ha ancora vinto nulla (a differenza del Milan di Berlusconi).
Infine, defilato e felpato come un vescovo di curia, ecco Mario Draghi.
Probabilmente lui preferirebbe la presidenza della repubblica da dove poter continuare a tenere i suoi sermoni (si spera in italiano e non in inglese) senza però essere costretto a misurarsi con i risultati.
Costoro, includendovi anche Letta e Renzi, sono riusciti nell'impresa di farmi rimpiangere i Rumor, i Fanfani, i Forlani, persino i Goria e non dico Andreotti che, se fosse vivo e giovane, se li mangerebbe a colazione, pranzo e cena tutti insieme.

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