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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

17 marzo 2014

I ragazzi del coro

Con una unanimità che, di suo, è sospetta e induce alla diffidenza, la gran parte della stampa italiana ha accolto con atteggiamento servile e dispendio di saliva gli spettacoli che hanno visto come produttore e mattatore il bulletto di Firenze.
Anche i ponderosi editoriali della domenica, che hanno visto in campo i direttoroni più allineati, non hanno fatto eccezione.
Persino i giornali che dovrebbero contrastare Renzi, Il Giornale e Libero, sono molto cauti nella loro opposizione e se, da un lato, organizzano una meritoria campagna di raccolta firme per vedere Berlusconi candidato alle europee e dall’altro forniscono utili indicazioni per acquistare quei titoli (emessi da organismi finanziari internazionali come BEI, BERS etc.) che continueranno a subire la trattenuta del 12,5% (disinnescando l’aumento della imposta sui risparmi di Renzi) oltre ad evitare di finanziare il debito italiano, sul complesso della sceneggiatura renziana si trincerano dietro il “sarebbe bello, ma dove li trova i soldi”.
Mi aspetterei invece una maggiore incisività informativa non solo da parte del Giornale e di Libero, ma anche di tutti gli altri quotidiani, perché quella è la loro sola ragion d’essere.
E allora sottolineo come venga occultata, dietro le mirabolanti fandonie della fiction scritta per il putto, la cruda realtà.
Le tasse, lungi dal diminuire, crescono, perché quegli ottanta euro a 8,5 milioni di Italiani (il restante 1,5 è di immigrati che beneficeranno dei nostri soldi) saranno presto assorbiti dagli aumenti delle irpef locali e dei prezzi che chi non beneficerà degli aumenti (commercianti, artigiani, autonomi) dovrà porre in essere per sopravvivere.
Gli altri venti milioni di Italiani che non beneficeranno di alcun ritorno economico, vedranno ridotta la loro capacità finanziaria tanto dai predetti aumenti, quanto dalla rapina sui risparmi.
Renzi ha detto una balla colossale quando ha parlato della prima grande diminuzione delle tasse, perché non vi è alcuna diminuzione , ma solo una detrazione limitata e circoscritta ad una minoranza di contribuenti.
Ben diverso sarebbe stato se avesse decapitato le aliquote, così da farne beneficiare tutti i contribuenti, come fece Berlusconi nel 2002 e nel 2005, quando la sinistra irrise ai 40 euro in più.
Ma erano quaranta euro del 2005 (nove anni fa !) ed erano per TUTTI, non solo per alcuni.
Poi ci pensò Prodi a ripristinare le aliquote vergognose che ancora oggi sono applicate per depredare i nostri redditi e che Renzi si è ben guardato dal toccare.
Ma anche ammettendo (e non è così) che Renzi riesca a pareggiare le detrazioni e l’irap con la rapina sui risparmi e i “risparmi” sulla spesa pubblica, quindi ottenendo un saldo zero, come farà con i 68 miliardi della restituzione dei debiti della pubblica amministrazione ?
Come compenserà i costi dell’edilizia scolastica ?
Come compenserà i costi della nuova indennità di disoccupazione ?
Come pagherà gli incentivi per le assunzioni ?
A margine dell’abboccamento con Hollande, Renzi ha parlato di uno 0,4% di margine nel rapporto deficit/pil, quindi la possibilità di aumentarlo dal 2,6% al 3 %.
Ma questo significherebbe aumentare il debito pubblico e tutti sono capaci di farsi belli aumentando i debiti che poi altri dovranno pagare.
Viene così ad essere sbugiardata anche la bella frase ad effetto che il bulletto fiorentino pronuncia in ogni circostanza da almeno dieci giorni: noi manteniamo sottocontrollo il debito non perché ce lo chiede l’europa, Hollande o la Merkel, ma per rispetto verso i nostri figli.
Che bella frase !
Peccato che la sua politica realizzi esattamente il contrario.
Per rispetto verso i nostri figli dovremmo ridurre, azzerare, il debito pubblico, perché che nasce non debba essere ancora gravato di un debito di 37mila euro (74 milioni di lire) al primo vagito.
Ricordo che nei primi anni settanta, quando si cominciavano a fare questi conti, il debito pro capite era di 20 milioni di lire, siamo oggi a quattro volte quel debito e Renzi ci propone di aumentarlo ancora.
Sì, perché non c’è alcun programma per tagliare veramente gli ottocento miliardi di spesa annui, anzi tutte le proposte di Renzi vanno nel senso di incrementare la spesa pubblica, semmai compensandola con un accresciuto ladrocinio sui nostri redditi, risparmi e sulle nostre case.
Di tutto questo non si legge nulla su una stampa che già aveva salutato Monti come un salvatore, salvo poi deriderlo per la figuraccia elettorale e quindi incensato in Letta il secchione della politica che ci avrebbe fatto uscire dalla crisi, salvo poi archiviarlo senza un fiato quando si è dimostrato privo di quelle “palle d’acciaio” di cui si era vantato.
Ora l’ordine di scuderia è di esaltare Renzi tacendo sulle tante e prevalenti ombre dei suoi copioni.
Non sia mai – e questo deve essere il timore serpeggiante nelle cancellerie e tra gli gnomi europei – che gli Italiani tornino a votare per il Cavaliere Nero.
Una ragione in più per sostenere la campagna che vuole Berlusconi candidato in tutte le circoscrizioni nelle europee.
Ve l’immaginate la faccia della Merkel qualora si trovasse a Strasburgo, quale capo del più numeroso raggruppamento del suo PPE, proprio Berlusconi ?

P.S.: A proposito di tagli della spesa.
Ascolto il giornale radio e sento che Renzi, ALfano e la Pinotti vorrebbero tagliare le spese per le Forze dell'Ordine (caserme, presenze di presidi) e le Forze Armate (Carabinieri e F35).
Esattamente le uniche spese che andrebbero aumentate, per la Sicurezza di tutti noi e perchè rappresentano il core business di uno stato che si rispetti.

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