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No alla deriva

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07 gennaio 2014

Nazione e Famiglia valori non negoziabili

Il segretario del pci/pds/ds/pd, ha posto quali elementi fondanti dell’azione politica nei prossimi mesi la legge elettorale, il cosiddetto “job act” pessima imitazione di un Americano a Roma (in questo caso a Firenze), le unioni “civilie la revisione della Bossi Fini sull’immigrazione.
A parte il “job act” che vorrebbe essere un piano per dare lavoro a chi non lo ha (ma in realtà è solo una formula vuota) sono tutti argomenti marginali e dannosi per l’Italia.
Se avesse veramente voluto proporre una rinascita nazionale avrebbe dovuto porre in primo piano l’uscita dall’euro, quindi la riduzione delle tasse nei vari segmenti (redditi, risparmi e proprietà), la riforma della giustizia ed il presidenzialismo, cioè l’archiviazione della costituzione del 1948 ormai ampiamente inadeguata (a voler essere generosi).
In particolare è una pericolosa e distruttiva concessione argomentare sul “matrimonio” degli omosessuali e la concessione della cittadinanza e del voto agli immigrati, perché di questo si tratta quando si parla di unioni “civili” e di revisione delle Bossi Fini.
Sono i due argomenti che possono dissolvere una Nazione e le fondamenta su cui si basa ogni società civile: la Famiglia.
Una Patria è fatta di uomini e donne che la rendano, sotto ogni profilo, “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor” e pensare di ammettere milioni stranieri che qui non hanno radici, non hanno storia, non hanno passato, quindi sono totalmente disinteressati, quando non apertamente ostili, alle nostre usanze, costumi, tradizioni, ma anche monumenti, cultura, gastronomia, significa non solo dissolvere la Nazione imbastardendola, ma anche porre le premesse perché gli Italiani siano espulsi dall’Italia, allo stesso modo in cui i Boeri, accogliendo, sia pur per sfruttarne il lavoro, Zulù, Xosa e altre tribù negre nel Transvaal, hanno posto le premesse per esserne cacciati.
Ma non minore rilevanza assumerebbe la elevazione a rango di legge del “matrimonio” omosessuale, rappresentando nel modo migliore quella dissoluzione dei costumi che ha già travolto in passato altre civiltà.
Un “matrimonio” che colpirebbe, forse mortalmente, l’istituzione fondamentale di una società civile, la Famiglia, la cui crisi coincide con la crisi della nostra società ed ha avuto inizio con l’approvazione della legge sul divorzio nel 1970.
Senza considerare i costi (reversibilità pensionistica, assistenza sanitaria e questo a prescindere dalle finzioni e dalle truffe che ne possono nascere) che simili provvedimenti imporrebbero ad un bilancio dello stato già sin troppo gravato da marchette varie a favore delle numerose clientele e che non richiede nuovi capitoli di spesa ma solo la cancellazione di molti di quelli attualmente scritti, per restituire ai singoli cittadini la gestione del proprio denaro che oggi viene estorto dalle vessazioni fiscali di uno stato nemico.
Nazione e Famiglia non possono essere quindi argomenti di discussione, di trattativa, di scambio.
Se mai una maggioranza si formasse per concedere cittadinanza e voto agli immigrati e il “matrimonio” agli omosessuali, quella maggioranza voterebbe la dissoluzione dello stato e ognuno di noi sarebbe legittimato non solo a contrastare tali provvedimenti in ogni modo, ma anche a sentirsi totalmente svincolato da ogni dovere verso le istituzioni statuali che hanno tradito il contratto sociale posto a base della costituzione dello stato Italia.
Ma potrebbe anche essere che, furbescamente, Renzi (chi lo imbecca) voglia stornare l’attenzione dando in pasto alla polemica i due argomenti che creano insanabili divisioni, per poi portare a casa l’unico sistema elettorale che ci imporrebbe una dittatura della sinistra per lunghi anni: il doppio turno.
Male ha fatto Berlusconi ad aprire alle proposte della sinistra sia pur a condizione e limitatamente alla legge elettorale per andare al voto il 25 maggio.
Avrebbe dovuto invece sviluppare il tema e rilanciare conservando, tra le proposte, il modello spagnolo, ma affiancandogli quello inglese (maggioritario uninominale secco ad un turno) e quello italiano di un porcellum rivisitato, con il collegio unico nazionale anche per il senato e con la automatica decadenza dei parlamentari che fanno il salto della quaglia (ad esempio Fini nella passata legislatura e Alfano in quella attuale).
Accettare il doppio turno significherebbe regalare alla sinistra lunghi anni di governo duranti i quali porterebbe a termine la distruzione della Nazione e la sua deriva morale, con la classica politica comunista che depreda redditi, risparmi e proprietà.

Contro quei provvedimenti, quindi, opporvisi non è solo un diritto politico, ma un dovere di legittima difesa per contrastare la volontà di estinguere il nostro Popolo.




Avvertenza: l'aver postato, oggi come potrà accadere in futuro, due immagini tratte dal sito di Forza Nuova non significa una decisione per il voto a quel movimento, essendo ancora troppo presto, ma solo la scelta di due manifesti rappresentativi del contenuto del mio commento. Peraltro è probabile che alle prossime elezioni il mio voto vada ad una Forza, che poi sia Italia o Nuova (che vorrei nella stessa coalizione) lo deciderò nell'immediato in base alla legge elettorale, alle alleanze, ai programmi ed alla più generale situazione politica e alle sue prospettive.


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