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25 maggio 2013

Referendum al ragù

Mentre a Roma, Brescia, Siena ed in altre città si eleggono i sindaci, domani a Bologna saremmo chiamati a votare per un referendum consultivo sulla destinazione dei fondi pubblici anche alle scuole private o "paritarie".
Il referendum è stato proposto da un gruppo di sostenitori del "pubblico integrale" che vorrebbe, contrariamente ad ogni buon senso e logica, espandere il già pesante intervento dello stato nella vita privata dei cittadini, imponendo una scuola pubblica come destinataria esclusiva dei fondi derivanti dalle tasse estorte a tutti, anche a chi non è per il pubblico.
Del referendum e della rilevanza delle scuole private nel complesso del sistema istruzione  ne ha scritto Josh in Svulazen dedicato, appunto alle vicende bolognesi.
Da queste righe uno potrebbe pensare che questo post sia finalizzato al sostegno per la risposta "B", cioè per il mantenimento dei fondi pubblici alle scuole private.
Non è così.
Io NON andrò a votare.
Non voterò prima di tutto perchè manca l'opzione che sostengo: l'abolizione del finanziamento pubblico tout court e la restituzione ai cittadini, sotto forma di riduzione delle tasse, dei costi dell'istruzione, perchè ognuno possa poi scegliere la scuola (privata) che più ritiene confacente all'educazione dei suoi figli, riducendo le spese dello stato, riducendo l'intervento dello stato nella vita dei cittadini, riducendo le tasse e dando al privato, all'individuo, una maggiore capacità economica così da permettergli di sceglier eil meglio.
E le scuole che faranno bene il loro lavoro avranno sempre più adesioni, sponsor, donazioni, fornendo una istruzione sempre più di qualità, promuovendo una classe docente competente, il tutto senza incidere sulle finanze dei cittadini.
Non voterò, poi, perchè il sindaco Merola, con la sua giunta cattocomunista, si è schierato per l'opzione "B" sperando di conseguire una investitura popolare per proseguire il suo mandato.
Poichè ritengo Merola, come Del Bono e Cofferati prima di lui, il Male per Bologna che avrebbe bisogno di un ribaltone per almeno un ventennio rispetto alle giunte socialcattocomuniste che si sono succedute dal 1945 ad oggi, con la sola eccezione del periodo 1999-2004 quando sindaco fu  Guazzaloca, peraltro troppo timido nel cercare di cambiare l'indirizzo politico dell'amministrazione cittadina e quindi non potrei mai votare per dargli più forza e certamente non voterei mai per i sostenitori della scuola pubblica.
Infine perchè ritengo che per chi sostiene la mia "opzione C", qualunque risultato sarebbe positivo.
Se vincerà Merola e continueranno ad essere forniti fondi alle private, allora si apriranno spazi anche per un ampliamento di questo concetto di "sussidiarietà" che, pur considerandolo insufficiente, resta comunque un passo avanti al pubblico.
Se, viceversa, vinceranno i fautori della revoca dei fondi al privato, si apriranno due prospettive ugualmente, dal mio punto di vista, vincenti.
Merola potrà decidere di non seguire l'indicazione popolare e, allora, si scontrerà con la parte più rumorosa della sua maggioranza elettorale.
Merola obbedirà al voto popolare e, allora, revocando i fondi alle private il sistema istruzione collasserà e la giunta andrà in forte difficoltà per le legittime proteste dei cittadini.
Così, mentre fuori diluvia in questi giorni di prorogatio della stagione invernale, io mi siedo sulla riva dell'Aposa (il torrente che attraversa, ormai in sotterranea, Bologna)  e aspetto di veder passare il cadavere delle "millenarie" giunte socialcattocomuniste di Bologna.



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