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21 settembre 2012

Contro il peloso moralismo della sinistra


Le righe che seguono dispiaceranno a molti moralisti sinceri, ma soprattutto a quelli pelosi e di sinistra che, oggi, si sbizzarriscono in articoli, post, commenti banali e ipocriti sulle vicende della gestione dei soldi pubblici che, per legge, vengono assegnati ai partiti.
Sono proprio questi moralisti pelosi e di sinistra che, ove ve ne fosse bisogno, mi ricordano quanto sia meglio uno di Destra che sostenga la mia idea di società (meno tasse, meno stato, abolizione Imu, no all’aborto, al divorzio, al matrimonio omosessuale, all’eutanasia, alla cittadinanza e voto per gli immigrati, alla liberalizzazione della droga, alla manipolazione genetica) anche se rimane nel suo conto qualche banconota da 500 euro (ed è tutto da dimostrare che ciò accada contra legem), piuttosto di uno di sinistra che distruggerebbe la nostra società con leggi devastanti, anche se non si arricchisse neanche di un centesimo (e anche questa è una mera ipotesi docendi causa senza supporto alcuno).
E’ giusto che un politico e un sindacalista (li paragono perché sono attività di carattere sociale che considero equivalenti) non perde del suo, deve, dovrebbe, arrivare in pari, e quel che naturalmente si perde in termine di opportunità professionali che sono anche opportunità economiche, dovrebbe trovare compensazione attraverso una retribuzione adeguata per il ruolo svolto nell’interesse e in rappresentanza della intera comunità.
Altrimenti a svolgere quelle attività sociali vanno non i migliori, nell’interesse di tutti, ma solo coloro che tentano la personale scalata sociale o economica oppure coloro che sono già ampiamente benestanti in proprio.
Oppure accadrebbe come nell’Antica Roma, dove i candidati, per farsi propaganda, organizzavano feste (sì, anche allora …) o distribuzione di beni materiali ai loro clientes, ma poi si rifacevano ampiamente durante la loro magistratura e, soprattutto, quando veniva concessa in amministrazione una provincia dalla quale percepivano un ritorno economico sufficiente a tornare a Roma da benestanti e con un futuro garantito anche per i propri discendenti.
Ma, attenzione, questo riguarda gli eletti, ai quali deve essere garantito di poter svolgere il loro ufficio senza preoccupazioni per il presente e con sufficienti garanzie per il futuro.
Tale è infatti la giustificazione per i compensi a parlamentari, consiglieri locali, ministri e amministratori.
E’ una delle (poche) spese pubbliche ammissibili.
La corruzione (in senso etimologico) avviene, però, quando quei compensi diventano faraonici sperperi e anche quando il pubblico intende finanziare, con scuse varie, associazioni privati quali sono partiti e sindacati.
Il Male è nel finanziamento pubblico dei partiti che dovrebbe essere abolito e sostituito, per le attività non istituzionali, ma di partito (propaganda, organizzazione interna, determinazione della linea politica, dei programmi e selezione dei quadri) dai contributi dei militanti, dal costo delle tessere per gli iscritti e dalle donazioni delle lobbies interessate ad avere ascolto in tale ambito.
Nel caso sulle bocche di tutti in questi giorni, la regione Lazio, mi domando dove stia lo scandalo.
I consiglieri del Pdl si sono divisi i contributi per legge spettanti al gruppo e relativi alla attività politica.
Poi come vengono utilizzati quei soldi, in che modo intendono la propaganda politica, è un fatto esclusivo interno che non dovrebbe avere alcun controllo esterno, perché si inizia con un controllo sui conti e si finisce con la censura delle idee.
Può essere opinabile l’opportunità di svolgere feste, ma non mi sembra che sia qualcosa di tanto diverso dalle feste dell’Unità se non nel soggetto, negli inviti e nelle dimensioni.
Ogni festa organizzata da un partito o da un politico ha una finalità di propaganda e Ulisse che sconfigge i Proci ha la medesima valenza propagandistica del sindaco comunista che serve in tavola alla festa dell’Unità.
Anche se le feste, di ogni genere, fossero organizzate con i soldi dei contributi pubblici e non con soldi privati, non vi sarebbe nulla da ridire.
Deve invece essere sottolineato come sia il finanziamento pubblico a consentire l’organizzazione di simili manifestazioni e come sia un eccesso di remunerazione dei consiglieri a consentire loro una disponibilità abnorme di denaro, ben oltre il naturale e giusto compenso per la loro attività sociale.
E’ opportuno evidenziare come nella regione Lazio non si parli di tangenti, cioè di corruzione, non si parli di sottrazione di denaro, bensì di una opinabile modalità di riparto di soldi legittimamente entrati nella disponibilità di uno (o più) partiti e da questi ripartiti in base alle loro regole interne.
Dov’è il problema ?
Il problema è, appunto, non nelle modalità liberamene scelte, ma nella provenienza pubblica dei soldi.
Un problema che si risolve solo e soltanto con la cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti e con la riduzione dei compensi ai rappresentanti eletti che hanno sì diritto ad un compenso idoneo a ripagarli delle occasioni perse nelle rispettive attività professionali garantendo il presente e il futuro loro e delle loro famiglie, ma non quello di arricchirsi.
I moralisti pelosi e di sinistra, invece, pretendono di mantenere il finanziamento pubblico (non sia mai che rinuncino a mettere le mani sui soldi pubblici) ergendosi però a censori della libera determinazione altrui sul come ripartirli.
Sono gli stessi moralisti pelosi che oggi vogliono imporre il come utilizzare i fondi pubblici e domani vorranno anche imporre il programma di un partito, esattamente come nell’est comunista prima della caduta del muro c’era il partito comunista che, per dare una rappresentazione di democrazia, tollerava partiti “concorrenti” ai quali però dettava il programma e imponeva i dirigenti.
Questo falso moralismo lo respingo in toto, essendo solo un altro imbroglio con il quale la sinistra cerca di impossessarsi del potere per devastare meglio la nostra società.



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