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No alla deriva

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11 giugno 2012

Una Federazione per il Centro Destra


Silvio Berlusconi può piacere e meno, ma nessuno può negargli una sensibilità particolare agli umori del Popolo e di come organizzare la sua parte politica, al di là di topiche, per troppa generosità, sulle singole persone (come quella su Fini nel 2008).
Purtroppo il suo passo indietro ha fatto emergere tanti mediocri che credono di essere Berlusconi, senza averne le doti.
Anche all’ultimo incontro dei dirigenti del Pdl Berlusconi, secondo le indiscrezioni che sono circolate, avrebbe ipotizzato l’idea di tante liste “identitarie”, ma sarebbe stato costretto a ribadire il sostegno al Pdl monolitico per le resistenze dei “colonnelli” che si credono generali.
Così è stato partorito il topolino delle primarie, lasciando Alfano a mettere (e sbattere) la faccia con gli accordi (in perdita) con i comunisti a sostegno del governo Monti.
Ma l’idea di Berlusconi sarebbe da approfondire e sviluppare.
E’ evidente che nel Centro Destra convivono varie identità, ognuna delle quali antepone la propria “questione fondamentale”, ma che possono e devono, nell’ambito di un progetto con Valori fondanti comuni, essere tanti cavalli da tiro, qualificati e qualificanti.
Possiamo quindi elencare, come già fatto tante altre volte, cattolici, federalisti, nazionalisti, liberali, fascisti, tutti, però, sicuramente ostili alla deriva morale e marxista che avremmo qualora la sinistra ottenesse una maggioranza parlamentare utile solo ad accentuare la perdita di sovranità e l’impoverimento crescente della Nazione che, nel rispetto della loro ideologia internazionalista, renderebbero serva di Bruxelles e delle consorterie internazionali (riedizione in chiave terzo millennio della internazionale socialista) e che compenserebbero a livello di propaganda interna con una progressiva politica di disvalori come il “matrimonio” degli omosessuali, la cittadinanza e il voto per gli immigrati, l’eutanasia, la depenalizzazione di alcune droghe, la manipolazione genetica.
Il Pdl potrebbe così trasformarsi in una federazione di movimenti, ognuno dei quali possa esercitare il suo diritto a battersi per le rispettive priorità, ma che sui temi di carattere generale e sul progetto di società possano “tirare” il carro comune dalla stessa parte.
E senza ripetere il grave errore del Centro Destra francese che regala vittorie ad una sinistra minoritaria per l’esiziale ostracismo al Fronte Nazionale di Le Pen.
Vediamo infatti come la stampa cerchi di proiettare l’idea di una vittoria della sinistra cui attribuisce il 46% dei voti, contro il 34% di quello che chiama “la destra” e il 14% del Fronte Nazionale definito “estrema destra”.
Ma in quel 46% c’è anche l’estrema sinistra e, allora, per par condicio bisognerebbe sommare i voti del Centro Destra con quelli del Fronte Nazionale e avremmo il 48%: cioè una maggioranza di Destra.
Solo la cecità di Sarkozy e prima ancora degli altri gollisti regala la Francia alla sinistra.
In Italia ci sono tutte le premesse per evitare tale sconcio, rimuovendo ogni barriera a destra e, quindi, avendo la possibilità anche di fare a meno di Casini e Fini.
La strada delle liste identitarie e federate potrebbe essere una ottima soluzione in vista di una nuova stagione del berlusconismo anche senza Berlusconi.





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