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29 febbraio 2012

Le favolette di un loden

Una volta era raccontare l’Unione Sovietica come il paradiso degli operai.
Guareschi, con il suo Don Camillo e Peppone, raccontò quanto anelassero a restare in quel paradiso gli stessi comunisti (episodio di Peppone che si ammala a Mosca e scongiura Don Camillo di riportarlo in Italia).
Oggi, più modestamente, la stampa fa la ola a Monti quando racconta le sue favolette sul fisco.
Qualche giorno fa era il fondo per la riduzione delle tasse (dal 2014) sorto e tramontato nel giro di due giorni.
Poi per le liberalizzazioni che si riducono in un obbligo per alcuni soggetti di fornire servizi gratuitamente (mi piacerebbe, per vedere la reazione dei sindacati, che Monti chiedesse ai dipendenti pubblici di lavorare un giorno alla settimana senza percepire lo stipendio: è la stessa cosa della costituzione delle srl per giovani con l’ausilio di un notaio che non viene retribuito o dell’imposizione di utilizzo di carte e bancomat senza riconoscere commissioni alla banca).
Oggi è la retorica del “se tutti pagano le tasse, tutti pagheranno meno tasse”.
E’ una favola alla morfina, perché tende ad addormentare i cittadini e a renderli più disponibili alla stangata di Monti che arriverà al suo apice a giugno con il ripristino della tassa sulla prima casa.
E’ una favola perché le tasse vengono immediatamente assorbite dalla spesa e dal debito pubblico che Monti non ha minimamente provato ad intaccare.
E’ una favola perché più tasse servono solo ad alimentare quel debito pubblico ed a giustifiacare, legittimandoli, i capitoli di spesa del bilancio pubblico.
E’ evidente che se io (stato) ho in cassa i soldi per pagare tutte le spese che mi trovo ad aver ereditato dal passato, non mi creerò volontariamente dei problemi tagliando e riducendo i finanziamenti a questa o quella clientela e, così, non solo non ridurrò mai la spesa pubblica e il debito ad essa collegato, ma creerò i presupposti per il loro incremento, perché con l’aumentare del costo della vita, anche le varie clientele avanzeranno maggiori pretse.
E, allora, anche se tutti pagheranno le tasse, queste dovranno essere aumentate per far fronte alle nuove richieste.
Poiché però la buona fede è presunta, avendo anche noi molta fantasia, possiamo immaginare che l’affermazione di Monti fosse riferita ad uno stato in cui le tasse sono pagate per i servizi essenziali (Polizia, Forze Armate, giustizia, diplomazia, funzionamento delle istituzioni di base) rimanendo il resto nelle disponibilità degli enti locali del luogo in cui i redditi sono prodotti.
Se tutti pagano le tasse, tutti pagheranno meno tasse.
Ma solo dopo aver impugnato con decisione le forbici e ridotto di almeno il 70% il debito pubblico, le spese dello stato e la burocrazia che viene alimentata da una pubblica amministrazione quantitativamente obesa e qualitativamente sterile.


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1 commento:

Giulio ha detto...

Ha ragione Storace a chiamarlo Bin Loden !
Ieri Draghi ha dato altri 500 miliardi alle banche, che con gli altri 500 del mese scorso fanno 1.000 miliardi. Le banche risolvono temporaneamente il loro problema di liquidità causato dai loro cattivi investimenti e comprano i titoli di debito anche italiani. E così aumenta la domanda e lo spread scende, e Monti si prende meriti che non ha perché solo un imbecille può pensare che la caduta dello spread sia merito delle nuove tasse.
Ma è tutta un'altra bolla speculativa, soldi inventati destinati a pompare i mercati perché Monti e co. non hanno diminuito il debito e la spesa pubblica, causa della crisi.
Ma la crisi economica a cui andiamo in contro a causa delle tasse montiane, la recessione, è molto peggio dello spread alto.