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16 febbraio 2012

La Camusso se non tassa vive infelice

La trimurti sindacale, di cui la cgil è la maggiore azionista, è, a mio parere, la principale responsabileassieme ai politici imbelli o complici della prima repubblica - del debito pubblico italiano che, oggi, ci costringe a sacrifici pesantissimi.
Hanno sempre agitato una politica di rivendicazioni demagogiche e fondate sull’esproprio del denaro altrui.
I politici che si sono appecoronati a tale andazzo hanno pagato la “pace sociale” con un diluvio di tasse le cui vittime sono stati tutti i cittadini.
Oggi la Camusso, segretaria pro tempore della cgil, insiste su quella strada proponendo di articolare il canone rai applicando la progressività in base al reddito.
Un modo come un altro per sfilare denaro dalle tasche dei privati.
Nessuno che pensi a ridurre il furto del denaro privato, ma solo ad arraffare quello che ancora si riesce a risparmiare.
Senza tener conto, poi, della fesseria che si propone facendo pagare di più per un medesimo servizio e, soprattutto, per il possesso di un televisore (pagato alla fonte) che è poi la scusa giuridica del canone.
Non vorrei dare idee sbagliate: ma a quando una proposta per far pagare la benzina con criteri di progressività previa esibizione del modello unico o 730 ?
Non mi sembra che tra Mario Monti e la Camusso ci sia molta differenza: ambedue hanno come scopo principale (unico ?) quello di ravanare nelle nostre tasche.

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1 commento:

marshall ha detto...

Semplicemente assurda questa idea di voler far pagare la tassa sul canone rai in proporzione al reddito. E questo la dice assai lunga sul grado culturale di questa gente. Quanto poi il fatto che buona parte dell'enorme debito pubblico italiano sia il frutto di loro scassate scelte ideologiche, sono d'accordo con te. Non dimenticherò mai, ad esempio, un episodio occorso in un'azienda dove ho lavorato. Un suo dipendente, scoperto platealmente con le mani nel sacco (per una cifra sostanziosa), venne licenziato sul colpo: più giusta causa di così! Ebbene, grazie all'appoggio del sindacato (e di un giudice) era riuscito ad ottenere il reintegro. L'azienda, ovviamente, non lo volle più vedere, ma per far questo dovette sganciare 100 milioni (anni '80). Successero poi altri casi, finchè l'azienda, anche per molti altri motivi, preferì darsi al fallimento.

Ho un pò sconfinato dal tema principale, ma tantè.