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18 ottobre 2011

Un nuovo governo per fare cosa ?

In base a quanto si legge sulla stampa, anche la chiesa, nella persona del cardinal Bagnasco, capo dei vescovi italiani, sembra allinearsi alla volontà dei poteri forti interni ed internazionali, reclamando un cambio di governo.
I preti con la tonaca, con ogni evidenza, lo dicono nel modo sottile e ovattato che è loro proprio, con la vasellina, insomma.
I preti senza tonaca, come Bonanni, lo dicono esplicitamente senza giri di parole.
La chiesa, dunque, sembra unirsi al coro dei banchieri, degli “indignati”, degli industriali, dei no global, dei comunisti, dei Di Pietro, dei Vendola, dei Fini, dei Casini che hanno come unico obiettivo la sostituzione di Berlusconi.
Ma anche la chiesa non ci dice “per fare cosa”.
Abbiamo ascoltato baggianate cosmiche (come la “democrazia orizzontale” o l’elogio degli sperperi clientelari degli anni settanta che hanno prodotto – per la pusillanimità dei governanti di allora – il debito che oggi dobbiamo pagare) e dichiarazioni di principio che appartengono di diritto ai Valori della Destra (come la supremazia della Persona, la sua Dignità e Libertà) , ma nulla di concreto sul “come raggiungere tali vette di bontà e perfezione.
Chiesa e soci ci elencano infatti una lunga sequela (forse “liturgia” sarebbe termine più centrato) di buoni propositi, di atti di bontà (accogliere gli immigrati che, immancabilmente, sono una “risorsa”, aiutare i deboli, fornire servizi di ogni genere e chi più ne ha più ne metta) senza dirci dove prendere i soldi per trasformare l’Italia nel regno di Bengodi.
Sì, è vero che i Diliberto ci dicono che i soldi vanno tolti “ai ricchi”, ma anche qui la definizione è molto indefinita ed estremamente elastica, mi ricordo infatti che mio padre, pur semplice pensionato statale, ricadeva sistematicamente tra i “ricchi” e doveva pagare sempre, ad ogni occasione.
La verità è che non ci sono ricette miracolose per il Benessere, bensì solo il lavoro, e il contenimento della spesa che non deve mai e poi mai superare le entrate.
La verità è che cambiare tanto per cambiare è pura ipocrisia.
La verità è che assieme alla chiusura dei rubinetti della spesa pubblica, dovremo vendere partecipazioni e immobili dello stato.
La verità è che i servizi vanno pagati al loro costo e da chi ne usufruisce.
La verità è che le risorse vanno utilizzate dove si producono fatta salva la solidarietà in caso di disastri naturali.
La verità è che i debiti vanno pagati.
La verità è che non abbiamo le risorse per le nuove “risorse” che arrivano dal terzo mondo.
La verità è che non possiamo e non dobbiamo farci carico dei problemi del mondo.
La verità è che ognuno sa che bisogna stringere i cordoni della borsa e fare rinunce, ma pretende di restare indenne e che a sacrificarsi siano “gli altri”.
La verità è che la chiesa, i no global, gli industriali, gli “indignati”, i banchieri, i comunisti, i Di Pietro, i Vendola, i Fini, i Casini, non hanno la più pallida idea in comune su come agire e si limitano a pretendere di comandare, intimando di andarsene a chi ha vinto le elezioni (anche ieri in Molise …).
Grazie, ma preferisco tenermi il certo che abbiamo, pur con tutte le manchevolezze che ha, piuttosto che rischiare di buttarmi tra le fauci di costoro.

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1 commento:

marshall ha detto...

Ammettiamo che dovessero sbaragliare Berlusconi, perchè sapranno incantare una gran massa di votanti creduloni, quando dovranno affrontare il rientro forzato del debito pubblico, sai quanti asini cadrebbero!