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No alla deriva

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08 luglio 2011

L'unione fa la forza

Nei giorni scorsi sono stato a Milano.
Tornando a casa ho trovato una mail di “Lisistrata” che chiedeva solidarietà per una causa intrapresa contro di lei.
Naturalmente non ho fatto mancare il mio apporto.
Indipendentemente dall’argomento.
Credo che, come altri casi emersi, a memoria mi sovviene quello del Legno Storto, in gioco ci sia la libertà di espressione, di pensiero, di parola, di manifestazione delle proprie idee.
Una libertà che trova già pesanti limitazioni con le leggi Scelba e Mancino e che alcuni vorrebbero ancor più comprimere, quando non annullare, con proposte di legge sulla cosiddetta “omofobia” e sul “negazionismo”.
Ma quelli sono gli attacchi scoperti e in chiaro alla libertà di pensiero e di manifestarlo.
Anche i normali strumenti giuridici che dovrebbero essere utilizzati per sanzionare comportamenti scorretti, sono ora adattati a sopprimere la libertà di pensiero.
Così vediamo le sparate a livello di personale politico che querela e si querela chiedendo cifre improponibili e, nel loro piccolo, tanti disturbatori che assumono di essere stati in qualche modo offesi da quel che uno scrive, presentare la loro querela con richieste ugualmente sproporzionate (e il più delle volte prive di fondamento).
Contemporaneamente vediamo un florilegio di insulti e malignità nei confronti del Premier e della sua parte politica e persino le assoluzioni o l’immunità verso chi lancia cavalletti, statuine, assale stazioni e cantieri.
Il problema non è tanto “come finirà”, ma quanto tempo ci si impiegherà e quanto tempo ai perde per occuparsi di quello che è solo e solamente il tentativo di far tacere chi espone idee non gradite.
Non importa se vi sia un fondamento, nel 90% dei casi (forse più) si chiude tutto con una transazione la cui unica conseguenza è il pagamento dei reciproci legali (gli unici che ci guadagnano).
Ma intanto si è creato un disturbo alla normale attività di espressione delle idee di un cittadino.
Naturalmente ci sono anche delle contromisure individuali che possono mettere in difficoltà chi agisce con la querela (ad esempio presentare a propria volta una querela per calunnia).
Ma c’è forse qualcosa che si potrebbe fare a livello di gruppo.
Costituire un fondo di solidarietà, ma anche creare una sorta di collegio di difesa, oppure dare ampia visibilità alle vicende che coinvolgono chi del gruppo fosse bersaglio delle aggressioni altrui tese ad impedirgli la libertà di espressione delle proprie idee.
Una scelta non ne esclude necessariamente altre.
Pensiamoci.

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1 commento:

Nessie ha detto...

Poveretta, mi dispiace. Farò qualcosa anch'io nel mio piccolo, ma la verità è che leggendo il suo post, lei non ha capito che certe cose accadono proprio perché c'è la religione della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, l'unica religione rimasta in circolazione. Anche un tagliagola può appellarsi ad essa e ritenere lesivo per la sua cosiddetta immagine, ogni pensiero divergente.