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28 giugno 2011

Tremonti:è solo ambizione personale o anche rigurgito socialista ?

La riottosità di Tremonti a procedere speditamente sulla strada della riduzione reale (quindi senza aumentare la tassa sui risparmi o ripristinare la tassa dell’invidia sui suv o inventarsi la tassa sulle transazioni finanziarie) viene da alcuni attribuita ad un suo personalissimo disegno in vista della successione a Berlusconi.
Personalmente credo che l’ambizione sia una buona benzina per le attività umane, ma, come tutto, non deve degenerare facendo perdere di vista l’obiettivo che è l’innalzamento del livello di Benessere, Sicurezza e Libertà.
Il sostegno che Tremonti oggi raccoglie in quegli stessi ambienti maggiormente ostili a Berlusconi, dovrebbe farlo riflettere sulla opportunità di continuare in una linea che provoca solo danni al Centro Destra e fornisce motivo di speranza alla parte peggiore della nazione, la sinistra.
Credo si debba essere molto chiari.
Il Centro Destra ha un mandato per ridurre le tasse, anche tagliando drasticamente le spese, perchè lo stato, la spesa pubblica, è insostenibile e se continueranno a studiare sistemi per approvvigionare le casse pubbliche, le spese non saranno mai tagliate, perchè ogni spesa corrisponde alle esigenze di una specifica clientela che, come abbiamo visto con gli editori dei giornali o con i dipendenti pubblici o con nani e ballerine a difesa del fus, farà barricate pur di conservare i propri privilegi in base all’umano ragionamento per cui le spese vanno sì tagliate, ma quelle di settori “altri”, perchè il proprio è “fondamentale” alla vita della nazione.
Non mi disturba, quindi, il Tremonti che pensa alla stabilità dei conti pubblici e vuole ridurre il debito statale, mi disturba che pensi di realizzare il suo obiettivo anche inventandosi nuove imposte o aumentando iva o quant’altro.
La strada maestra, quella giusta, è ridurre le tasse, far pagare i servizi a chi ne usufruisce e, come in ogni sana economica familiare, tagliare le spese fino a ridurre il fabbisogno a quanto è così disponibile.
Non vorrei, però, che oltre ad un ambizioso disegno di successione a Berlusconi anche prestandosi ad un connubio con la sinistra o spezzoni di essa (come già fece Dini, senza peraltro una prospettiva di ampio respiro) stia emergendo la vecchia anima socialista (e statalista) del ministro dell’economia.
Se così fosse, Berlusconi non dovrebbe perdere tempo a sostituirlo con un liberale doc, ad esempio Antonio Martino.

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