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03 giugno 2011

Nè Alfano, nè primarie

A parte le sceneggiate di Ferrara (personaggio che non ho mai gradito) il Centro Destra sta riorganizzandosi per vincere le elezioni del 2013.
Più silenziosamente la Lega, sotto i riflettori il Pdl.
Fermo restando che il Leader era e resta Berlusconi e che l’unica cosa di cui ha bisogno il Centro Destra per recuperare al voto i propri elettori (che non hanno tradito votando la sinistra, ma si sono solo astenuti) è attuare un programma di Centro Destra su immigrazione, tasse, ordine pubblico, buon costume, federalismo, fanno notizia gli organigrammi.
Mi ricordo che sin dagli anni sessanta il toto ministri, toto segretari e tutte le amenità da “manuale Cencelli” erano fortemente gettonate, in un pettegolezzo ante litteram che vedeva sui principali settimanali le graduatorie “chi sale e chi scende”.
In mancanza di temi più seri, in previsione delle chiacchiere da ombrellone, venute ormai a noia, perchè il troppo stroppia, le esternazioni di Napolitano, ecco allora che i giornalisti italiani riscoprono il piacere di vaticinare i prossimi leaders di partito.
In tale attività, che un mio amico di vecchia data chiamerebbe “cazzeggio” peraltro neanche erudito, sono aiutati dalla abitudine di sostituire l’allenatore quando una squadra non dà i risultati voluti.
Il Centro Destra aveva tre allenatori: La Russa, Verdini e Bondi.
Rimangono, ma sotto un direttore sportivo che si chiama Alfano.
Altri pretenderebbero che il Centro Destra scimmiottasse la sinistra con le cosiddette “primarie”.
Ambedue le scelte mi sembrano perdenti.
Non capisco perchè si nomini segretario del partito un uomo del sud quando è al Nord che il Pdl deve recuperare la fiducia dei propri elettori dopo che è stato deciso di spalmare gli immigrati anche nelle regioni del Nord, costrette persino ad accogliere l’immondizia di Napoli.
Alfano, poi, è il ministro della giustizia che si è lasciato incartare sulle intercettazioni dalla Buongiorno, concordando un disegno di legge che Berlusconi è stato costretto a cestinare perchè addirittura peggiorativo della legislazione vigente.
Alfano mi sembra un segretario appartenente alle “colombe” e non può ispirare fiducia al nostro elettorato.
Le “primarie” poi sono la più grande bufala che si possa inventare.
A parte la considerazione che i comunisti fanno votare sedicenni e immigrati, falsando quindi il sentimento anche del loro elettorato (ma sono abituati a questo genere di manipolazioni) la mancanza di norme precise impedisce il riconoscimento della regolarità del processo.
Potrei prendere in esame le “primarie” (che comunque sono estranee alle nostre tradizioni e mentalità) se discendessero da una legge nazionale, che vincoli anche chi vi partecipa, come elettorato attivo e passivo, ad una pubblica adesione continuata nel tempo alla forza politica per la quale votano.
Più seriamente i partiti della prima repubblica, celebrando i congressi, imponevano dei tempi di appartenenza prima di poter votare ed essere eletti alle cariche interne.
Le “primarie” comuniste, che mi auguro il Centro Destra non vada a scimmiottare e alle quali, comunque, non prenderei parte, consentono all’ultimo arrivato di votare e candidarsi.
Travisando, ancora nell’ambito del loro dna, persino quelle americane dove vi è obbligo di essere iscritto nelle liste elettorali di un partito per poter votare alle primarie di quel partito.
Il Leader di un partito, poi, non si elegge nelle primarie, ma è lui stesso che si impone con il suo impegno, il suo carisma, la sua autorevolezza, la sua capacità di interpretare e realizzare i sentimenti che albergano nella pancia del proprio elettorato di riferimento.

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3 commenti:

Nessie ha detto...

Primarie e Alfano sono due pannicelli caldi. Un po' di ammuina da dare agli elettori scontenti, dopo la batosta. Le critiche intelligenti a questa sconfitta, in parte voluta, le ha fatte Ida Magli qui:

http://www.italianiliberi.it//Edito11/votomaggio.html

Le_Barricate ha detto...

Personaggi come Berlusconi ne nascono uno ogni settantacinque anni e fin’ora non ne è ancora venuto fuori nessuno a raccoglierne l’eredità. Sarebbe bello avere sempre lui, ma anche lui non è eterno. La cosa più ragionevole è quindi preparare il terreno favorevole per non ritrovarci a un certo punto in mutande. A meno che non vogliamo dire: “Muoia Sansone con tutti i Filistei”.

Massimo ha detto...

Preparare una successione quando il titolare è ancora vivo e vegeto significa solo indebolirne il potere. Non mancherebbero gli aspiranti leaders anche se il problema si ponesse solo dopo la dipartita di Berlusconi.