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27 dicembre 2009

Perché in Lazio non voterei la Polverini

Sono sorpreso che sia stata data luce verde alla candidatura di Renata Polverini, attuale segretario generale dell’Ugl, per la presidenza del Lazio.
Sono sorpreso perché se anche il Lazio dovesse essere in “quota” ex An, pensavo che gli uomini di Berlusconi, davanti al comportamento inqualificabile di Fini, avrebbero richiesto uomini ex An, ma fidati.
Oltre al fatto che non sono neppure sicuro che la Polverini possa essere qualificata ex An.
Lasciando ad altra eventuale circostanza gli eventi che portarono al cambiamento del nome del sindacato da Cisnal ad Ugl (1996) e alla sostituzione del Segretario Generale Mauro Nobilia con Stefano Cetica (1999) prima e poi (2006) con la Polverini che nel frattempo ne è stata il Vicesegretario, voglio raccontare brevemente un episodio che mi riguarda personalmente.
Nel 2002 ero iscritto e dirigente dell’Ugl, quando si verificarono due fatti che mi portarono in rotta di collisione con la dirigenza nazionale, ancora guidata da Cetica ma in cui la Polverini era sempre più emergente, fino a prenderne il posto al congresso.
Il 19 marzo 2002 fu assassinato dalla brigate rosse Marco Biagi.
Venne indetta a Bologna una manifestazione da parte della trimurti cgil-cisl-uil.
Da Roma arrivò una disposizione inaspettata: partecipare “unitariamente”.
Io non partecipai: non sono mai sceso in piazza assieme ai comunisti e non esiste ragione al mondo per cui io scenda in piazza con i comunisti in una manifestazione politica.
Venne da Roma la Polverini.
Non fu neppure ammessa sul palco e rimase in piazza, dietro le bandiere dell’ugl per la prima volta mischiate a quelle della triplice.
Il successivo 16 aprile venne proclamato il primo sciopero generale contro il Governo Berlusconi.
Anche qui disposizione da Roma: aderire.
Naturalmente io non aderii.
Due mesi dopo ero sospeso e me ne andai in un sindacato autonomo di categoria dove mi veniva (e viene) pienamente garantito il rispetto per le mie idee politiche.
Da quel 2002 l’ugl scese rapidamente una china che quando ero iscritto alla Cisnal non mi sarei mai aspettato: adesione a TUTTI gli scioperi generali contro il Governo Berlusconi, proni ai voleri della triplice quasi a chiedere “vengo anch’io ?”, facendo venire meno ogni ragion d’essere di un sindacalismo nazionale, autonomo dalla triplice e portatore degli interessi dei lavoratori e non della politica romana.
Abbiamo quindi visto l’ugl, ormai saldamente in mano alla Polverini, distinguersi sia nelle dichiarazioni che nelle partecipazioni alle azioni contro le finanziarie dei Governi Berlusconi, raccogliere le firme per i referendum radicali (e ostentatamente appoggiati da Fini), sostenere il “diritto” degli immigrati al voto ed alla cittadinanza (come Fini ...).
I commentatori continuano a definire l’ugl “il sindacato di destra”, ma io nell’ugl della Polverini non vedo nulla di Destra.
Legittimo perseguire una politica di sinistra, ma altrettanto legittimo per chi è di Destra non accettare candidature provenienti da quel calderone.
Ecco perché dico al Pdl e alla Lega che è un errore candidare la Polverini.
Ecco perché, se fossi residente in Lazio, non la voterei e opterei per un candidato alternativo che, quasi sicuramente, si troverà sotto le insegne di Forza Nuova.
Qualcuno potrà dire che è il candidato maggiormente in grado di vincere, ma quale vittoria sarebbe eleggerla e poi ritrovarsi un replicante, in sedicesimo, di Fini che porta acqua al mulino della sinistra ?
E altrettanto può dirsi nei confronti delle trattative che sono in corso in Puglia, Campania, Calabria e Campania con l’Udc.
Che senso ha eleggere un personaggio di compromesso, che potrebbe in qualsiasi momento saltare il fosso e, comunque, rappresenterebbe una spina al fianco del Governo ?
Certo, con simili candidature si potrebbe dopo le elezioni dire che il Centro Destra governa 12 o 13 regioni, ma a quale prezzo ?
Credo sia meglio governarne la metà, ma con un presidente politicamente allineato e che non si ritenga in dovere di suonare una musica diversa da quella del Premier.
Di Fini ne esiste già uno e non si vede l’ora che se ne vada nella sua nuova casa con Casini, Rutelli, Montezemolo: non c’è bisogno di aggiungervi anche un plotone di governatori finioti.
Meglio un nemico dichiarato di fronte che un amico incerto alle spalle.

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