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No alla deriva

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20 dicembre 2009

La rossa Bologna, bianca sotto la neve

Venerdì sera ero fuori a cena.
I primi fiocchi iniziarono a cadere proprio mentre stavo uscendo di casa.
Le strade erano ancora sgombre.
Poco dopo le 23, però, quando, decidendo di “accorciare” il nostro incontro conviviale, uscimmo dalla trattoria per riprendere la strada di casa, le vie di Bologna presentavano un aspetto che raramente possiamo apprezzare.
Tutto era ovattato.
Abitando in zona pedecollinare mi sono prudentemente fermato al riparo di un distributore di benzina ed ho montato le catene.
Poco prima di mezzanotte ero a casa, superando alcune automobili che, imprudentemente, non si erano attrezzate per tempo e si erano definitivamente fermate alla prima salita.
Ma lo spettacolo del “giorno dopoera un ricordo della infanzia, quando c’erano poche automobili e il comune aveva forse un solo spazzaneve che, come fa la "flotta" di oggi, non passava da casa mia perché la strada in cui abitano 78 famiglie è “privata”, quindi il comune non se ne occupa.
La distesa bianca era uniforme.
Scendevano ancora, alle nove del mattino, alcuni fiocchi.
Indossati gli anfibi e vestito come se dovessi andare a sciare, ho preso la macchina fotografica e sono uscito a piedi.
Com’è bella Bologna !
Credo che solo un bolognese possa apprezzare le bellezze di Bologna, esattamente come capita a tutti coloro che abitano ed amano la propria città natale.
E questo ha anche un importante significato politico ed amministrativo.
Al proverbio “moglie e buoi dei paesi tuoi”, si dovrebbe aggiungere “ e anche sindaci ed assessori”.
Solo uno del posto conosce la storia e la cultura del posto.
Un estraneo rovinerebbe la città: sia Bologna o qualsiasi altra.
Figuriamoci cosa potrebbe combinare uno che non avesse neppure la nazionalità italiana !
Tornato a casa dopo poco più di novanta minuti, ho visto alcuni vicini armati di pala.
Alcuni condomini si attrezzati con una ditta “specializzata”.
La strada, però, è ancora coperta da uno strato consistente di neve ormai ghiacciata.
Il bello è che si rivedono persone che, durante l’anno, si salutano frettolosamente o non si incontrano affatto per orari non coincidenti o perché si incrociano all’interno delle loro scatolette di metallo.
Ecco, la neve aiuta anche a recuperare un rapporto umano con il prossimo, non mediato da strumenti informatici o alienato dalla “fretta” dell’oggi.
E quando ci siamo fermati a chiacchierare, poi si sono aggiunti altri a ricordare gli inverni degli anni sessanta e giocavamo allegramente, senza macchine e senza preoccupazioni, ma con le slitte e il pallone sul prato ghiacciato, ecco, non eravamo più ultracinquantenni professionisti e padri di famiglia, ma siamo tornati ad essere quei bambini che ridevano e litigavano, che si picchiavano per un soldatino di piombo e si abbracciavano per una rete di Bulgarelli e che sono diventati gli uomini di oggi, ma che hanno ancora un angolo del cuore dove si trovano ancora i bambini di allora.
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