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25 settembre 2009

Meglio il burka delle quote rosa

La sentenza del tar della Puglia che ha imposto alla giunta provinciale di Taranto di rivedere la sua composizione perché priva di assessori con la gonnella, fornisce lo spunto per qualche riflessione politicamente scorretta.
Lasciamo perdere che è stata la stessa provincia di Taranto a fornire la corda con cui impiccarsi inserendo nel proprio statuto la norma che un tot (almeno 3) assessori devono essere donne.
Semmai da dichiarare illegittima doveva essere tale norma, esclusivamente ideologica, completamente avulsa dai compiti amministrativi di un ente come la provincia, visto che la presenza o meno di donne in una giunta nulla toglie e nulla aggiunge ai bisogni dei cittadini ed alle risposte che ad essi devono essere fornite.
Lasciamo stare che il tar in una Puglia devastata da una inchiesta che coinvolge esponenti pubblici forse avrebbe di meglio da fare che non partecipare alla kermesse del politicamente corretto e del veterofemminismo di ritorno.
Vogliamo parlare della sostanza del provvedimento ?
Vogliamo dire che l’imposizione di una o più persone in cariche pubbliche (o private) per ragioni che esulano dalla competenza e dalla capacità è una corbelleria galattica ?
I cittadini vogliono essere bene amministrati, indifferentemente dal sesso di chi gestisce un assessorato o un ministero.
A Sant’Agata Bolognese, in provincia di Bologna, il sindaco e gli assessori sono tutte donne.
Non mi risulta che sia stata sollevata alcuna obiezione (non so se amministrano bene: ne dubito, ma non perché sono donne, ma perché sono di sinistra e, come noto, per me “sinistra” e “buona amministrazione” sono in palese contraddizione).
In questi giorni si è fatto un gran parlare del burka che, da una giusta battaglia di Daniela Santanchè perché non sia consentito ai sensi della legge 152/1975 (ordine pubblico) è arrivato alla proposta di legge che vorrebbe vietarlo per meri motivi ideologici, gli stessi che vorrebbero imporre le quote rosa.
Ma il burka è meglio delle quote rose.
Perché il burka è – quando lo è e lasciando da parte i motivi di ordine pubblico che sono di gran lunga più rilevanti – una imposizione del più forte (l’uomo) sulla donna che non può, in determinate situazioni sociali, fare altro che obbedire pena, come si è purtroppo visto anche in Italia, il rischiare la vita, bene supremo.
Ma le quote rosa cosa significano ?
Significano che sono le donne stesse a riconoscersi inferiori e, in quanto tali, non essendo in grado autonomamente di inserirsi nella dialettica democratica delle libere votazioni, chiedono – e graziosamente ottengono dal “sovrano” maschio – uno “spazio panda” loro riservato.
Ma vi pare onorevole avere un ministero o un assessorato non perché brave, ma perché donne ?
E vi pare che sia nell’interesse della Nazione avere assessori o ministri donne forse al posto di ministri e assessori bravi e competenti solo perchè questi ultimi hanno dovuto fare spazio alle quote rosa ?

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6 commenti:

Nessie ha detto...

Mai letto un post più disperato di questo, Massimo. Non mi piacciono affatto le quote rosa e nemmeno gli ambienti di lavoro fatti di sole donne che sfuggo come la peste, ma francamente non vedo proprio nessun link col burqa.

Massimo ha detto...

Il "link", Nessie, è l'ideologia che è alla base tanto della proposta di legge per vietare il burka e non per motivi di ordine pubblico, quanto della volontà di creare una riserva di "posti" per le donne.

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

Ho "dovuto" scrivere il mio post di ieri sull' Honduras. Altrimenti avrei scritto anch'io sull' assurdità delle quote rosa.
Altrimenti io, ambliopico, VOGLIO e PRETENDO un posto in Parlamento !!!!

filo ha detto...

Io abito a Sant'Agata Bolognese e posso confermare , ma tu Massimo di dove sei??ciao filo

Massimo ha detto...

Bologna.Ciao, Filo.

Eleonora ha detto...

Nè le quote rosa nè tantomeno il burqa.