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31 marzo 2009

La fine del sogno americano

Sono stato fortunato perché ho avuto una infanzia serena.
Assieme ai miei coetanei avevo un campetto dove giocare senza doverci allontanare dai vigili occhi dei nostri genitori che, sempre, erano presenti quando si trattava di accompagnarci allo stadio o al cinema.
Uno di questi genitori “al nostro servizio” era il padre di due fratelli ed era un vulcano di iniziative, nonostante fosse spesso in viaggio.
Aveva una bella automobile, sempre un modello recente, ogni volta che cambiava ne acquistava una più grande.
L’automobile era il simbolo della sua voglia di fare (certo: anche di apparire), del suo ruolo attivo e produttivo nella società.
Il “passaggio” in quel transatlantico era momento ambito.
Sicuramente abbiamo spesso superato il limite per i passeggeri trasportati, ma allora c’erano meno fisime.
Poi è andato in pensione.
La sua presenza si è diradata.
Anche noi siamo cresciuti e ci siamo allontanati (anche se molti di noi abitano ancora negli stessi posti avendo ereditato la casa dei genitori).
Questa persona è visibilmente invecchiata.
Non ha più, da tempo, un “transatlantico” bensì una piccola utilitaria che usa sempre più raramente.
E’ un lento – anche triste – addio alla vita, addio ai sogni, addio ad un ruolo attivo e produttivo.
A questo ho pensato quando ho letto che quello “giovane, bello (?) e abbronzato” ha imposto a due delle maggiori case automobilistiche diktat in cambio di soldi (ovviamente non suoi ma di tutti i contribuenti) e ad una di concludere, entro un mese, un accordo con la Fiat per la produzione e commercializzazione di utilitarie.
Ho pensato che come per la persona che ho ricordato, così gli Stati Uniti hanno abdicato al loro ruolo di guida, ruolo attivo e produttivo e il passaggio dai “transatlantici” su quattro ruote all’utilitaria made in Italy rappresenta simbolicamente il viale del tramonto di due secoli trascorsi galoppando a testa alta verso il futuro.
E’ la fine del sogno americano
.
Non credo sia un caso che ciò accada in seguito alla politica socialisteggiante (perfettamente azzeccata la vignetta tratta dal Giulivo ) ed ecoambientalista di chi, con ogni evidenza, non rappresenta lo spirito che ha fatto grande l’America.
Saremmo tutti capaci di spendere e spandere, profondendo soldi (rigorosamente non nostri) su ogni iniziativa: tanto pagherà qualcun altro.
Invece di navigare in mare aperto, verso le nuove sfide che il libero mercato impone ma, anche , esalta, si rifugiano nel più grigio dirigismo che è l’anticamera della fine di una civiltà.
Esattamente il contrario di ciò che mosse il Presidente George W. Bush all’indomani dell’11 settembre 2001, quando, lui sì !, seppe rispondere come un vero Americano, un vero Capo, raccogliendo la sfida e attaccando il nemico sul suo terreno, non rinchiudendo l’America in se stessa e su se stessa.
L’America è oggi sul viale del tramonto.
Il tramonto di un’epoca.
Il tramonto di una civiltà.
Il tramonto di una leadership.
Il tramonto di un sogno
.

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4 commenti:

Nessie ha detto...

Certe tue riflessioni sono condivisibili. Altre di meno. Tre spanne di ghiaccio non si formano in una notte sola. Obama è l'effetto del declino dell'America: un processo lungo e lento già pregresso. NOn è lui la causa. La causa è Wall Street e la cancrena della finanza internazionale speculativa e slegata dalla produttività. Ma quella, a detta di molti letterati americani stessi, è iniziata (piaccia o meno) già con la Reagonomics.
Ripeto: tre spanne di ghiaccio non si formano in una sola notte.

Massimo ha detto...

Vero, ma è nella risposta che si vede la qualità delle persone. Se, circondato dal ghiaccio, aspetti che siano gli altri a tirarti fuori, allora meriti di esserne sepolto. E questo accade quando ci si affida al dirigismo di stampo sovietico invece che al grande spirito Umano, all'Individuo e alla sua energia. Anzi, con il dirigismo di stampo sovietico si mortifica, si soffoca lo spirito individualista che è quello che, da sempre, ci ha consentito di andare avanti. La crisi, i fallimenti, sono il grande spazzino (o dovrei dire: operatore ecologico ;-) dell'economia. Nelle crisi cicliche vengono spazzate vie organizzazioni e società vecchie, inefficienti e si stimola l'emergere di nuove idee, di nuovi sistemi. Cosa che non accade se interviene lo stato che, impoverendo tutti (materialmente e moralmente) fornisce un piccolo aiuto, ma scontando una grande burocrazia che tutto livella (al basso) e tutto mortifica.
Sì alle regole fatte rispettare da uno stato terzo. No allo stato che interviene, decide chi mettere a capo delle società e impone le scelte aziendali.

ARRENDITI ! ha detto...

Esattamente il contrario di ciò che mosse il Presidente George W. Bush all’indomani dell’11 settembre 2001, quando, lui sì !, seppe rispondere come un vero Americano, un vero Capo, raccogliendo la sfida e attaccando il nemico sul suo terreno, non rinchiudendo l’America in se stessa e su se stessa.


Si vedo che mossa astuta e lungimirante, nonche coerente, abbia dato Wbush agli americani, infatti guarda dov' é andato a finire... A fare i soldi, il business, cosa che giá faceva da prima, ma prendendo per i fondelli la democrazia e gli americani.
Poi sul resto si puó essere o meno d'accordo, ma il numero tredici degli SeB é davvero impresentabile.
O proprio perché é xenofobo, massone, fondamentalista della guerra e crociatoteocon, nonché parecchio ignorante in termini umani e di conoscenza della societá é degno di essere un leader della dx? ^_^
PS; capisco che linformazione é quella che é, l'11 settembre piú che un vanto a me pare UNA MACCHIA.
se poi andiamo a vedere I FATTI, beh, penso che bush abbia fatto solo bene ad andarsene con la coda tra le gambe, dopo le palle delle armi di massa, i billioni di dollari bruciati dai contribuenti (ma guadagnati dalle industrie della guerra friends di cheney e co), 2 guerre fallite, una crisi innotata fino ad ora....ma lui fa il cowboy. bangbang.

Massimo ha detto...

Credo che l'ostilità nei confronti di Bush da parte di persone come Gabriele sia la dimostrazione di come abbia operato bene. L'ostilità di chi, ideologicamente, appartiene alla sponda opposta è il miglior riconoscimento di quanto è stato fatto per affermare un progetto di società fondato sulla libertà individuale ovunque nel mondo, per renderlo più sicuro: come è dopo gli 8 anni di Presidenza di George W. Bush.