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25 gennaio 2009

Un Papa come Leader in questi anni bui

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha deciso di revocare la scomunica comminata da Giovanni Paolo II nel 1988 alla Comunità di San Pio X, più conosciuta come la Comunità Tradizionalista del defunto Monsignor Lefebvre.
Un gesto che è nel solco tracciato dal motu proprio che ha riammesso la Messa “in latino” e che, anche se viene negato, pone un’altra pietra sul Concilio Vaticano II e i suoi devastanti effetti.
E’ ovvio che una tale decisione non potesse piacere ai “progressisti” di ogni risma, ma stupisce che alfiere della contestazione ad una decisione prettamente teologica ed ecclesiale del Papa sia la comunità ebraica italiana.
Come se a tale comunità dovesse essere concesso un diritto di veto su ciò che si può o non si può fare o dire in tema di religione.
Noto che vi sono delle oscillazioni nei comportamenti e nelle comunicazioni della Chiesa Cattolica.
Se da un lato una certa stampa e alcune associazioni si sono schierate decisamente dalla parte di chi vorrebbe aprire le porte dell’Italia ad una immigrazione selvaggia, con tutte le conseguenze in termini di scontri sociali e di forte ridimensionamento del diffuso benessere che abbiamo, dall’altra le posizioni ufficiali che promanano direttamente dal Pontefice indicano un recupero dei Valori Tradizionali di una Chiesa che, negli anni scorsi, è stata sin troppo prona nei confronti dei propri “antagonisti” di altre religioni , ma anche del più sfrenato laicismo.
Ecco che vediamo, con piacere, la Chiesa affermare il diritto alla vita e difendere la memoria di passati pontefici, sin troppo ingiustamente accusati in base ai concetti “politicamente corretti” oggi di moda.
Così come vediamo con piacere il riaffermare che la società è fondata sulla famiglia, composta da un uomo e da una donna, negando ogni pregio ad altre composizioni che famiglia non sono.
E’ sin troppo evidente che la società occidentale è giunta ad un punto di svolta e nei prossimi anni si deciderà se avrà imboccato la strada in discesa di una rapida decadenza che è prima di tutto morale, o se, invece, avrà puntato deciso verso un altro traguardo di montagna, in salita ma, proprio per questo, importante per lo sviluppo dell’Umanità.
Sono anni difficili, anni bui, dove l’Occidente ha perso un importante punto di riferimento che era nella Casa Bianca del Presidente George W. Bush ma, forse, ha ritrovato il suo centro a Roma, con un Pontefice la cui leadership cresce ogni giorno, nonostante gli ostacoli che si frappongono, anche all’interno della sua stessa Chiesa.

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1 commento:

Nessie ha detto...

Vedi Massimo che discutere di certi temi serve? Adagio adagio vieni nel mio carugio, come dicono in Liguria :-) E anch'io nel tuo, intendiamoci.
Durante le invasioni barbariche fu un Pontefice a tenere alti i valori, di una Roma in sfacelo. Finora Ratzinger ha fatto tre cose giuste e sacrosante:
a) la messa in latino e il rivolgersi a Lui invece che parlare al pubblico come fanno certi preti 'comizianti' che aspirano a fare i politici.

b) il rifiuto di accettare a scatola chiusa OGNI legge dello stato italiano (così si mette al riparo dal laicismo e da eventuali leggi pro gay e contro il matrimonio).

c) l'aver tolto la scomunica ai vescovi lefebvriani in nome dell'unità con TUTTI i cristiani.

Se dialoga coi patriarchi ortodossi, perché mai non può farlo coi membri della sua chiesa stessa, anche se messi ai margini dal Concilio Vaticano II?
I rabbini hanno mostrato un atteggiamento di invadenza e di ingerenza in affari ecclesiali che non li riguardano. Il Vaticano non è il loro sinedrio. E diciamocela tutta: il relativismo della chiesa inizia proprio col Concilio Vaticano II, dove tra l'altro ci sono delle spiazzanti aperture all'islam (leggi l'enciclica Nostra Aetate). Vedere qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Nostra_Aetate