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No alla deriva

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24 agosto 2008

Dopo i cento giorni della “luna di miele”

La “luna di miele” è una antica espressione che, in politica, identifica il primo periodo di un nuovo governo che, convenzionalmente, è indicato in “cento giorni”.
Caso vuole che la scadenza dei “cento giorni” della terza era berlusconiana sia coincisa con il periodo delle vacanze estive e che, quindi, sia possibile tanto un primissimo bilancio dell’azione governativa, quanto la manifestazione di una serie di desiderata con le relative priorità.
Se dovessi dare un voto al governo, mi richiamerei alle vecchie scenette di Cochi e Renato e direi: “bene, bravo, sette più”.
Un “7+” che è composto da un’ampia valutazione positiva per quello che è stato fatto (militari per le strade, abolizione dell’Ici, lodo Alfano, rifiuti campani) coniugato con una ampia insufficienza perché non si è avuta la forza e l'intelligenza politica per completare quello che si stava iniziando e sfruttare al meglio i “cento giorni”.
Infatti i militari per le strade sono in numero esiguo, il “lodo Alfano” è riduttivo della necessita di restaurare una autentica giustizia, mettendo mano ad una rivoluzione nell’ordine giudiziario, l’Ici non stata abolita completamente, si è accantonato il progetto di introdurre il reato di immigrazione clandestina e si è barattata la giusta indicazione di prendere le impronte ai rom, con la decisione di disturbare tutti i cittadini.
Il “7+” è quindi una media non matematica, con l’aggiunta del classico “voto di incoraggiamento” per le future decisioni.
Nel sondaggio a lato ho indicato una ventina di questioni, tutte importanti, per una scelta di priorità.
A mio parere quelle indicate, anche se alcune sono necessariamente di contorno o complementari ad altre, sono le questioni che un governo che voglia riportare l’Italia sulla via del benessere, deve affrontare.
Alcune sono ugualmente prioritarie.
Il problema di ripristinare l’ordine pubblico minato dall’immigrazione e dalle violenze,
la necessità di restaurare una vera Giustizia,
la necessità di dare più libertà ai cittadini riducendo le tasse e facendo in modo che, con il Federalismo, a ciascuno spetti il suo,
il veloce via libera alla costruzione di centrali nucleari per ridurre la dipendenza (ed i costi) da potenze straniere spesso nemiche e ricattatrici,
sono, dal mio punto di vista, i temi prioritari da affrontare con decisione e senza compromessi, contemporaneamente, perché dare all’Italia una risposta su quelle questioni significa portarci, da subito, in una posizione virtuosa per risolvere anche le altre tematiche.
Le resistenze, come si è visto con le incompiute dei “cento giorni non mancheranno e alcune avvisaglie si rilevano nelle dichiarazioni estive, come quella, allucinante, del signor Italo Bocchino, vice presidente dei deputati del “partito di centro, moderato e liberale”, che ci ha illuminato sul fatto che il parlamento non approverà mai una penalizzazione del sud con il Federalismo.
Dimostrando che, nella sua testa, i fiumi di denaro che, attraverso il fisco e Roma, prendono la strada del meridione pur essendo prodotti nel Nord, sono diventati non un privilegio da sopprimere, ma un qualcosa di dovuto, mancando il quale si “penalizzerebbe” chi li riceve.
Su questi temi non si può che confidare nella Lega, che ha rinunciato a molti temi impostati in campagna elettorale, si spera per far prevalere un Federalismo chiaro che dia a ciascuno il suo.
E molto del benessere degli Italiani lo si giocherà sui soldi che lo stato non sottrarrà alla nostra disponibilità.
Tanto con le tasse (quindi avanti con l’abolizione del canone televisivo – pagato solo in mezza Italia ! – con l’abolizione del bollo auto, con la completa abolizione dell’Ici anche sugli A1, A8 , A9 e sulle seconde case, ridefinizione delle aliquote) quanto con i risparmi che possono derivare da un concreto riordino ed efficientamento della Pubblica Amministrazione, che dalla riduzione della dipendenza energetica dall’estero.
Infine il blocco “sicurezza-giustizia-immigrazione”, perché i cittadini onesti devono essere protetti: è il primo compito e la prima ragione nella formazione di uno stato.
E la protezione è tanto nel respingimento di ogni invasione che cambierebbe radicalmente il tessuto sociale, culturale ed economico della nostra terra, quanto nella prevenzione e repressione dei reati che più disturbano la tranquillità dei cittadini (scippi, rapine, stupri, omicidi, furti) quanto nella formazione di una classe giudicante che sia distinta da quella inquirente.
Dove quest’ultima risponda direttamente al Popolo delle sue scelte, sottoponendosi periodicamente al giudizio elettorale e la prima non sia costruita a tavolino, senza esperienza, in base ad un concorso teorico, ma sia scelta tra esperti della materia che devono giudicare e, anche, della vita vissuta.
Vedremo se la politica italiana riuscirà, in questo fine 2008, nella terza era Berlusconi, ad elevarsi o se, restando aggrappata ai privilegi che ha acquisito, arzigogolando su finte riforme che gattopardescamente non cambiano nulla e su questioni che non interessano la vita quotidiana dei cittadini, rimarrà, irrimediabilmente, una “casta” estranea, anzi dannosa, per la Patria e per il Popolo.

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