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No alla deriva

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16 giugno 2008

La tela di Di Pietro

Veltroni ci ha provato, non si può negare.
Non che io creda alla sincerità di Uolter, ma ci ha provato ad imprimere una caratteristica moderna alla sinistra, a traghettarla dalla trincea al parlamento.
Ha fallito.
Ha fallito non tanto per l’opposizione dei suoi che, da bravi comunisti, se lo scrive l’Unità legano l’asino dove vuole il padrone (del partito), ma per colpa di chi ha imbarcato nella sua coalizione sperando di compensare il ruolo della Lega sul versante centrista.
Di Pietro, come una novella Penelope, disfaceva quel che Veltroni annodava.
Dialogo sui provvedimenti della sicurezza ?
Di Pietro tuonava contro l’uso dei militari e costringeva Veltroni, per non farsi scavalcare a sinistra, ad adeguarsi.
Prestito ponte Alitalia per dare tempo alla ricerca delal famosa cordata italiana ?
Di Pietro ululava e costringeva Veltroni a mostrare la faccia feroce anche su questo tema.
Centrali nucleari ?
Di Pietro si improvvisava ingegnere e parlava di quarte e quinte generazioni, costringendo Veltroni ad immaginare un futuro … alternativo.
Ma, soprattutto, se Veltroni aveva in un certo senso “sdoganato” il Cavaliere, Di Pietro riprendeva i toni apocalittici degli antiberlusconiani in s.p.e., parlando con toni tribunizi alla pancia degli elettori di sinistra, che vedevano in lui, e non in Veltroni, l’antiBerlusconi.
Quello che a sinistra non capiscono è che blaterare di Rete 4. di leggi ad personam perché Berlusconi vuol fare approvare un provvedimento sacrosanto circa la sospensione dei processi nei confronti delle maggiori cariche politiche (considerata la politicizzazione della magistratura, dovrebbero sospendere i processi nei confronti di tutti i parlamentari, ripristinando la vecchia immunità !), con quello che, in realtà, è un vero attacco ad personam, porta come risultato il rafforzamento di Berlusconi e non la sua caduta.
Quello che, invece, le opposizioni, se fossero realmente tali, dovrebbero evidenziare è la contraddizione dell’azione di governo.
Se è così urgente dare una risposta alla percezione di sicurezza dei cittadini, perché rinviare in un disegno di legge l’introduzione del reato di ingresso clandestino ?
Se è così rilevante l’impiego di un esercito di professionisti della guerra (perché tali sono, oggi, i nostri militari, non più di leva) perché limitarsi a soli 2500 uomini che corrispondono appena a 25 unità per ognuna delle cento città capoluogo di provincia ?
Se è così iniqua, come è, l’Ici, perché limitarsi ad abolirla per una parte (e non tutti) gli immobili ?
Se si devono detassare gli straordinari, perché limitare tale beneficio negli importi e applicare una cedolare secca ?
Se le tasse ci ammazzano, perché non ripristinare, almeno, le aliquote come erano prima della modifica di Prodi e Visco ?
E, naturalmente, si potrebbe continuare in relazione ad altri provvedimenti, sulla sanità, il lavoro, la scuola, la giustizia.
La debolezza del governo Berlusconi si evidenzia dal ricorso ai disegni di legge, alla tattica del rinvio e la si maschera sollevando il solito polverone di attacchi ad personam che, al contrario, rendono simpatico persino colui che si è esibito nella più squallida campagna elettorale a base di “voto utile” e di “supplica” finale.
Al momento il governo, come tutti quelli che lo hanno preceduto, gode del vento in poppa, ma appena si dimostreranno delle patacche i provvedimenti assunti, allora crollerà, come è accaduto a Prodi dopo l’estate del 2006.
E’ quindi necessario insistere per rimarcare gli errori e le insufficienze di governo, non inseguire il Di Pietro nella sua battaglia personale contro Berlusconi.
E questa deve essere la differenza tra l’opposizione della sinistra e quella della Destra ai liberalcentrini il cui “partito di centro, moderato e liberale” si squaglierà comunque nel momento in cui Berlusconi raggiungerà la meritata pensione.

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2 commenti:

Otimaster ha detto...

Se a Milano fossero arrivati i 500 fra agenti e Carabinieri promessi dal precedente governo, i soldati a noi destinati potevano essere impiegati altrove, invece... penso che l'itilizzo di soli 2500 militari sia dovuto al fatto che molti sono impiegati all'estero ed altrettanti devono essere pronti per alternarsi ad essi, se a questo aggiungi quelli che non si possono toccare per non lasciare sguarnite le caserme non penso ne restino molti di più a disposizione.
Una soluzione sarebbe aumentare il numero degli effettivi invogliando i giovani offrendo la possibilità di una ferma breve che poi dia un sicuro sbocco professionale nelle forze dell'ordine. Così facendo si otterrebbero due risultati, un maggior numero di militari a disposizione nell'immediato ed un aumento di agenti di PS e Crabinieri nei prossimi anni.
Bel post Massimo, salvo qualche particolare che non ti sarà difficile immaginare lo condivido del tutto.

Massimo ha detto...

Buongiorno, Master.
Come già scrissi per la questione dei rifiuti campani, io credo che i militari di un esercito professionale non possano essere impiegati per altre finalità se non quelle per le quali sono stati addestrati.
Diverso quando c'era un esercito di leva, spesso nullafacente.
Adesso, se si vuole attivare un controllo del territorio, si istituisca una Guardia Nazionale, volontaria e per le calamità si utilizzino quanti svolgono il servizio civile, ancora volontario.
Per l'ordine pubblico, più che aumentare gli organici in divisa, toglierei loro i compiti amministrativi, utilizzando all'uopo personale civile.
Per questo ritengo che la scelta di utilizzare solo 3000 (stamattina ho ascoltato il gr che annunciava l'aumento delle unità) militari (30 per ognuno dei 100 capoluoghi di provincia) è solo un effetto speciale senza incidenza nella realtà.